• 22 GEN 15
    Causalità, logica e tèlos

    Causalità, logica e tèlos

    La figura di Gregory Bateson è, a mio avviso, una delle più eclettiche e versatili del ‘900. I suoi interessi spaziarono dall’epistemologia alla matematica, dall’antropologia alla biologia e alla logica, fornendo spunti per riflessioni che hanno influito in più discipline scientifiche, non per ultima la psicologia. È stato uno dei massimi esponenti della scuola di Palo Alto, ed insieme a Paul Watzlawick ed altri ha contribuito alla formulazione degli assiomi su cui si fondano le teorie sistemico-relazionali e strategiche. Ha inoltre contribuito a porre le basi teoriche per il costruttivismo, mantenendo sempre alta l’attenzione verso gli aspetti epistemologici della psicologia.

    Proprio in virtù dei suoi molteplici interessi, è difficile tracciare un percorso che renda esaustivamente conto della produzione intellettuale di questo pensatore. Ai fini di questo lavoro, mi soffermerò su quanto Bateson ha scritto sulla causalità, lineare e circolare, e sui suoi rapporti con la logica pura.

    L’autore sostiene che, nell’uso del linguaggio e del senso comuni, quando si parla di sequenze logiche e di sequenze causali si ricorra alle stesse particelle correlative ‘se…allora’. Ma il “se… allora” del sillogismo logico è molto diverso dal “se… allora” della causalità (Bateson G., trad. it. 1984).

    In un calcolatore, che lavora per causa ed effetto secondo una modalità lineare, le sequenze causali vengono usate per simulare la logica. Può accadere l’inverso? Può, cioè, la logica simulare tutte le sequenze causali? Secondo Bateson ciò non può accadere, poiché, se il modello logico è in grado di descrivere un processo causale lineare, il tentativo di descrivere sequenze causali circolari genera paradossi che la logica pura non può tollerare. Perché?

    Innanzi tutto occorre soffermarsi sul problema del tempo: in una sequenza causale lineare la causa precede sempre temporalmente l’effetto, e quest’ultimo succede sempre temporalmente la causa. Spesso la logica può essere invertita, l’effetto invece non può precedere la causa né, in una sequenza lineare, l’effetto può agire in alcun modo sulla causa che lo ha determinato. Il presente non può agire retroattivamente sul passato.

    I Greci antichi ritengono, tuttavia, che la struttura o la forma generate alla fine di una successione di eventi possano essere considerate in qualche modo come causa del cammino seguito dalla successione. E’ la causa finale, il télos, termine o scopo cui tutta la successione tende. Da qui il termine ‘teleologia’ e la conseguente definizione di ‘errore teleologico’. Nel corso della storia della scienza moderna l’errore teleologico è stato visto come fumo negli occhi dagli scienziati, mentre la causalità lineare è riuscita a soddisfare tutte le esigenze di spiegazione dei fenomeni studiati in fisica e chimica classiche (Cini M., 1994).

    Ad un certo punto, i teorici della biologia si scontrano con un problema spinoso: il fenomeno dell’adattamento. Le osservazioni sul campo farebbero inizialmente concludere che un organismo possieda talune strutture per compiere una determinata azione (ad esempio, il granchio possiede le chele per afferrare le cose). Ma, ragionando in questo modo, si incorre nell’errore teleologico, ovvero sia si ritiene che lo scopo di una determinata struttura ne abbia causato la formazione.

    Il problema è quello del ragionamento all’indietro: dallo scopo del fenomeno alla causa che lo ha fatto sviluppare. Il ragionamento lineare genera sempre o l’errore teleologico o il mito di una qualche entità regolatrice soprannaturale (G. Bateson, trad. it. 1987).

    In un processo causale circolare, invece, un elemento causa una modificazione (l’effetto) su un altro elemento, il quale a sua volta diventa causa dell’effetto sull’elemento che lo segue, e così via, in una sequenza circolare senza soluzione di continuità. Ciò comporta che ad un certo punto l’effetto a catena (è proprio il caso di dirlo) si ripercuota proprio sull’elemento che inizialmente aveva innescato la serie di modificazioni.

    In questo caso ciascun elemento è allo stesso tempo causa ed effetto in una circolarità di cui non è possibile tracciare il punto di partenza una volta messo in moto il circuito.

    La logica pura si trova impotente di fronte ad un fenomeno che non può descrivere, in quanto priva di temporalità. La logica non è scandita dal tempo. Un processo circolare, da un punto di vista logico, risulta essere paradossale, contraddittorio: un elemento che è causa del suo stesso modificarsi, un circuito in cui lo stabilire un contatto tra le parti determina l’interruzione del contatto stesso. Se P, allora non-P (Bateson G., trad. it. 1984).

    Tuttavia, i processi psicologici, di significato ed affettivi, sono più facilmente comprensibili se si abbandona la linearità della logica pura e si abbracciano forme circolari e ricorsive di pensiero e di senso.

Weekly quote

Non è perché le cose sono difficili che noi non osiamo farle. E' perché noi non osiamo farle che le cose sono difficili.

— Seneca